Avogadro era un sardo non proprio bello ma rivoluzionario e grazie a lui possiamo diluire e fare soluzioni da acidi concentrati senza troppi problemi.
Grazie alla testaccia tua, Amedeo!
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Avogadro era un sardo non proprio bello ma rivoluzionario e grazie a lui possiamo diluire e fare soluzioni da acidi concentrati senza troppi problemi.
Grazie alla testaccia tua, Amedeo!
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Cari lettori e lettrici immaginarie, dopo una lunga giornata di lavoro, non c’è niente di meglio che farsi una bella risata. Nel caso poi abbiate trascorso più di 8 ore all’interno di un qualsivoglia laboratorio scientifico, e capiate un pochino di inglese, non potete non dare un’occhiata al sito web di Sidney Harris, un disegnatore le cui strisce sono apparse su alcune delle riviste scientifiche più rinomate del mondo, come “American Scientist” e “Science”.
Oggi mentre scorrevo i suoi fumetti, come spesso accade, mi sono fissata su quelle dedicate all’alchimia. Ecco qui la mia preferita!
Per vedere le altre opere di Harris visitate il sito sciencecartoonsplus.com.
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Cari lettori immaginari, mi sono imbattuta in uno degli esempi più calzanti del famoso umorismo inglese. Era lì, attaccato alla lavagna della stanza insegnanti della scuola dove lavoro.
E’ molto probabilmente solo i più nerd tra i lettori apprezzeranno a pieno.
A posteriori ho scoperto che si tratta dell’ immagine di una maglietta…Babbo Natale, ti prego, palesati e fammela trovare sotto l’albero (che non ho).
Ne approfitto per augurare a tutti voi un felice Natale e anno nuovo!
P.S: Babbo, la puoi facilmente ordinare sul sito che ti indico sotto, e mandarmela direttamente a casa tramite corriere, risparmiando sulla biada per le renne.
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Cari lettori immaginari/e, vi presento alcune delle divertenti formule di struttura delle spassose molecole create da Nick D.Kim, un professore onorario di chimica ambientale all’Università di Waikato in Nuova Zelanda. L’esimio Professor Kim oltre a occuparsi di ricerca seria, fa anche parte degli Annali della Ricerca Improbabile (Annals of Improbable Research), rivista bimensile che si occupa anche di assegnare alle scoperte più ridicole dell’anno il premio Ig-Nobel, e si diletta nell’arte del fumetto, con buoni risultati. A voi il giudizio!
Cari lettori immaginari, sono un po’ in ritardo, ma voglio comunque suggerirvi un semplice esperimento scientifico da fare con i bambini durante questa domenica di Pasqua, o il lunedì di Pasquetta, visto che di solito la pioggia la fa da padrone in questi giorni di festa: fare uova sode colorate!
Materiali
acqua distillata
aceto
3 uova
colorante alimentare
cucchiai
vecchi canovacci
contagocce
Procedura
1-Prendere tre contenitori e riempirli con una tazza di acqua distillata (circa 250 mL)
2-Aggiungere qualche goccia di colorante alimentare nei contenitori (sempre la stessa quantità per ogni contenitore)
3-Aggiungere un cucchiaio d’aceto nel primo contenitore, due nel secondo e lasciare l’ultimo solo con acqua distillata
4-Con l’aiuto di un cucchiaio aggiungere un uovo in ogni contenitore
5-Aspettare qualche minuto, rimuovere le uova dai contenitori e appoggiarle su un canovaccio ad asciugare.
6-Osservare le uova: qual è l’uovo con la tinta più forte?
Risultato
L’uovo immerso nella soluzione contente più aceto risulta avere la tinta più forte. I coloranti alimentari sono di solito tinture acide, ovvero si legano al materiale da tingere grazie all’idrogeno, e questo processo avviene solo in ambiente acido. L’acqua distillata è considerata neutra, cioè non è né un acido, né una base, e presenta un pH prossimo a 7. L’aceto invece è una sostanza acida, seppur debolmente, perché contiene circa il 3% di acido acetico. Quando aggiungiamo l’aceto all’acqua distillata, creiamo una soluzione acida, quindi un ambiente ideale per tingere le uova. Il guscio delle uova è infatti fatto di carbonato di calcio, il quale reagisce con l’acido acetico contenuto nell’aceto formando diossido di carbonio. Se provate infatti a mettere un uovo in acqua e aceto, potrete osservare la formazione di piccole bollicine di diossido di carbonio. Ma la reazione che consente all’uovo immerso nella soluzione con maggiore concentrazione di aceto di colorarsi di più è quella che avviene tra le proteine del guscio dell’uovo e gli ioni H+ rilasciati dall’acido acetico (come dimostrato nel video)!
Per divertirsi di più e fare uova buone da mangiare
Provate a bollire le uova in contenitori diversi, con diverse concentrazioni di aceto, e aggiungete estratto di cavolo rosso, barbabietola, curcuma, zafferano, spinaci, e mirtilli, per ottenere colori diversi. Divertitevi ad osservare le diverse colorazioni che ottenete.
Buon divertimento!!!!!
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Cos’è che provoca la tipica sensazione di euforia, piacevole stordimento, e desiderio di condividere tutto con un’altra persona, che chiamiamo innamoramento? Sono state proposte varie teorie per rispondere a questa difficile domanda.
Da un punto di vista chimico-fisiologico le “farfalle nello stomaco” degli innamorati sono dovute a una tempesta ormonale, fatta di scambi di sostanze chimiche e di ormoni neurotrasmettitori iperattivi. Le principali molecole coinvolte in questo deliro sono la feniletilamina, l’ossitocina, dopamina, noradrenalina, vasopressina, endorfina, in un percorso che sembra essere una vera e propria reazione a catena.
Feniletilamina
Crea dipendenza ed assuefazione, ai livelli di alcuni composti noti come droghe, come le anfetamine, e come quest’ultime molecole, aiuta a migliorare le prestazioni fisiche. Come tutte le potenti droghe arriva il momento in cui arriviamo ad abituarci, e l’ “assunzione” non provoca più nessun piacevole sintomo. Ma è proprio allora che entrano in gioco le altre molecole dell’amore.
Ossitocina
L’azione principale di questa molecola è quella di stimolare le contrazioni dell’utero e le cellule dei dotti lattiferi delle mammelle, nelle donne incinte. Gioca però molti altri ruoli nei meccanismi dell’innamoramento, soprattutto dopo che il primo momento di euforia è passato. Infatti l’ossicitocina è anche detta “ormone della fiducia”, perché è responsabile della capacità di empatia e comprensione dello stato d’animo altrui, nonché della stima verso l’entro e dell’autostima.
Dopamina
Si tratta della specie chimica che media il piacere nel cervello. Gli stimoli che producono motivazione e ricompensa (come il sesso, ma non solo) agiscono sul rilascio di dopamina e portano a reiterare l’esperienza quando i suoi livelli si riabbassano, un po’ come la feniletilamina, ma con effetti più duraturi.
Noradrenalina
Insieme alla dopamina svolge un ruolo importante nell’attenzione e nella focalizzazione. Viene usata come componente dei farmaci antidepressivi come la sua molecola “sorella”, la serotonina.
Vasopressina
E’ correlata alla ossitocina, e si pensa che venga rilasciata nel sistema nervoso centrale durante l’attività sessuale, induca e mantenga comportamenti rivolti a mantenere la stabilità della coppia. I recettori per la vasopressina sono distribuiti diversamente nelle specie animali monogame ed in quelle promiscue.
Endorfine
Sono una classe di composti con proprietà analgesiche e fisiologiche simili a quelle della morfina e dell’oppio. Letteralmente infatti il loro nome significa le “morfine nel corpo”. Vengono chiamate “ormoni della felicità” perché bloccano il dolore, danno euforia e senso di benessere, moderano l’appetito e fanno diminuire lo stress.
Ovviamente questo vuole essere solo un piccolo compendio esplorativo delle “molecole dell’amore”, ma non possiamo dire che questo sentimento sia guidato unicamente dalla chimica (almeno per il momento). A me questa danza di concentrazioni, scambi ed equilibri instabili, appare molto romantica anche se ai più parrà riduttivo e cinico vedere l’Amore da questo punto di vista.
Di sicuro si può dire che l’amore e le sue molecole magiche siano una delle droghe più diffuse e pericolose del mondo.
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Si è da poco sgonfiato il caso mediatico alzatosi a seguito dell’incarcerazione delle appartenenti al gruppo punk-rock russo Pussy Riot. Insieme ad una di loro, Nadazhda Tolokonnikova, in cella c’era anche una scienziata russa Olga Nikolaevna Zelenina, 55 anni, a capo di un laboratorio chimico dell’Istituto di Ricerca per l’Agricoltura di Penza, e finita in carcere con l’accusa di traffico di droga, ma la storia che l’ha portata dietro alle sbarre è alquanto dubbia.
La dottoressa Zelenina è specializzata nello studio tossicologico della canapa e del papavero, ed una nota esperta chiamata nei casi legali che coinvolgono le sostanze narcotiche prodotte da queste piante. Nel settembre 2011 è stata contattata dall’avvocato di Sergey Shilov, un uomo d’affari russo indagato dal servizio di controllo federale sulle droghe (FDCS), chiedendole un’opinione sulla quantità di oppiacei che avrebbe potuto essere prodotto dalle 42 tonnelate di semi di papavero che il businessman aveva importato dalla Spagna nel 2010.
La coltivazione del papavero da oppio è stata vietata in Russia a partire dal 1997, ma l’importazione dei semi di papavero per uso alimentare, pane e dolci, è legale, a patto che siano del tutto privi di oppiacei quali codeina e morfina.
Nel suo report Olga Zelenina ha segnalato che risulta tecnicamente impossibile separare completamente dai semi di papavero alimentari gli alcaloidi oppiacei e che non avrebbero contenuto nessun composto narcotico aggiunto deliberatamente. Le concentrazioni complessive di morfina e codeina nei campioni analizzati dalla Zelenina sono risultate essere rispettivamente di 0,00069% e di 0,00049%, sulla base delle analisi fatte al gas cromatografo e allo spettrometro di massa. Secondo l’esperta, l’estrazione di un quantitativo così piccolo di alcaloidi risulta estremamente difficile ed eseguibile solo in un laboratorio ben equipaggiato.
Secondo l’esperta in lingue Irina Levontina, che viene spesso chiamata in causa nei casi di spaccio e ricettazione internazionali di droga, “il suo parere non è piaciuto a coloro che avevano accusato l’uomo di affari. E’ abbastanza comune in Russia accanirsi sugli esperti indipendenti, se non piace la loro opinione. E’ davvero pericoloso per un esperto comparire in tribunale”.
Il 15 agosto scorso alcuni ufficiali del FDCS, accompagnati da uomini dell’unità speciale della polizia armati e mascherati, sono entrati nella casa di Olga Zelenina a Lunino. Dopo l’arresto la donna è stata portata a Mosca con l’accusa di favoreggiamento di un’organizzazione dedita al traffico di droga.
La comunità scientifica si è subito mobilitata per dare solidarietà alla Zelenina, tramite una petizione on-line firmata da altri 350 scienziati (clicca qui).
Andrey Tsaturyan, biofisico dell’Università Statale di Mosca, e responsabile della stesura dell’appello, ritiene che la dottoressa sia “vittima di interessi personali” e che sia “pericoloso per tutti noi scienziati il fatto che una persona possa essere incarcerata solo per aver fornito il suo parere professionale.”
Il 20 agosto il giudice l’aveva condannata a rimanere in carcere fino al 15 ottobre 2012, ma il 25 settembre scorso il suo avvocato, Natalia Andreeva, ne ha ottenuto la scarcerazione, anche se ancora non si sa quando avrà inizio il processo.
“Olga non ha fatto nient’altro che il suo dovere, sia come scienziata che come cittadina. Di sicuro non si può mettere in carcere uno scienziato solo perché non ci piace la sua opinione”, ha dichiarato la Andreeva.
A.U.
Una traduzione della lettera del marito della Zelenina è reperibile al seguente indirizzo: http://annaviva.org/2012/08/26/olga-zelenina-e-il-mistero-dei-semi-di-papavero/
Fonte principale http://www.nature.com.
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Lourdes Cruz è nata a Manila, nelle Filippine, e si è laureata in chimica nel 1962; da ormai più di trent’ anni studia uno degli organismi più velenosi esistenti, il Conus geographus, un mollusco della famiglia dei gasteropodi, caratterizzato da una conchiglia molto bella, che lo rende molto ricercato dai collezionisti.
Le prede di questo mollusco sono i pesci: al loro passaggio esso estrae una specie di piccola proboscide con cui attira la preda, poi lascia uscire una seconda estremità a forma di tromba, munita di un aculeo velenoso che punge il pesce e lo paralizza, al fine di risucchiarlo. In pochi secondi il veleno del C. geographusè in grado di uccidere un uomo. Molto spesso succede che un pescatore lo raccolga e lo metta in tasca: a questo punto l’animale lancia il suo arpione velenoso, il quale causa una tumefazione e subito dopo una paralisi.
Lourdes Cruz è convinta da sempre che studiare questi molluschi sia utile per capire il funzionamento del corpo umano ed elaborare nuovi farmaci e nel 2010 ha ricevuto il premio L’Oréal-Unesco per le scienziate. La scienziata filippina ha setacciato le spiagge per trovare esemplari di Conus geographus, e studiarli in laboratorio. Il veleno di questo mollusco è molto complesso: i suoi componenti sono quasi un centinaio, quasi tutti appartenenti alla classe dei composti chimici chiamati peptidi.
I laboratori di tutto il mondo hanno monitorato il lavoro di questa ricercatrice per gli interessanti risvolti terapeutici delle molecole presenti nel veleno del Conus geographus: terapia del dolore,epilessia, tubercolosi, sclerosi multipla, morbo di Alzheimer. Tra i farmaci che sfruttano il principio di funzionamento del veleno c’è il Prialt, messo in commercio dallaElan Corporation un analgesico mille volte più forte della morfina.
Ma Cruz e gli altri ricercatori dell’équipe guidata dal professorBaldomero Olivera non hanno tratto nessun profitto dal brevetto di questo ed altri farmaci analoghi. “Le Filippine erano organizzate male dal punto di vista giuridico. Ma non ho rimpianti. Per me contano solo i benefici sociali derivanti dalle mie ricerche” spiega in Lourdes Cruz in un’intervista a “Le Monde”.
Alice Ughi
Da un mio articolo pubblicato sul quotidiano on-line Newnotizie: http://www.newnotizie.it/2011/09/lourdes-cruz-la-studiosa-del-mollusco-killer/
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