Il linguaggio degli scimpanzè

Tutti coloro che stanno leggendo questo scritto conoscono di sicuro le famose, leggende e parabole riguardo al Santo di Assisi, Giovanni di Pietro Bernardone, che si dice riuscisse a “parlare” con gli animali, in particolare coi lupi e gli uccelli. Sto parlando di San Francesco d’Assisi, colui che nel “Cantico delle creature”, o meglio “Cantico di Frate Sole” scrive in versi: “Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,/spetialmente messor lo frate Sole,/lo qual è iorno, et allumini noi per lui./Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:/de Te, Altissimo, porta significatione”, sottolineando l’importanza del rapporto tra essere umano e natura circostante nella spiritualità umana.

Di tutt’altra opinione riguardo al rapporto uomo-natura e uomo-animali, era il filosofo Renè Descartes, in arte Cartesio, che nel suo “Discorso sul metodo”, nel 1637, sostine che “Non esistono uomini così ebeti e stupidi e magari anche pazzi che non siano in grado di combinare insieme diverse parole e di comporre un discorso con il quale far capire i loro pensieri, mentre al contrario, non vi è nessun animale tanto perfetto e tanto felicemente nato che faccia lo stesso…Questo fatto testimonia non solo che le bestie hanno meno ragione degli uomini, ma che non ne hanno affatto”. Contrari a questa visione meccanicista degli esseri animali, erano invece il famoso filosofo illuminista Voltaire, il grande fisico inglese Isaac Newton, e il filosofo considerato padre dell’empirismo John Locke.

Accademici e psicologi, sono a tutt’oggi pressochè concordi sul fatto che gli uomini siano in grado di comunicare pensieri e sentimenti senza l’ uso della parola, adducendo prove sempre più convincenti che gran parte della comunicazione tra esseri umani avvenga tramite il linguaggio non-verbale. Chi ha condiviso la vita, o parte di essa con animali, anche domestici non stenta ad accettare l’ipotesi che essi siano capaci di provare emozioni. Pensiamo ad un comune gatto: se ha bisogno d’affetto o di cibo, si struscia emettendo le caratteristiche fusa, se è arrabbiato o infastidito agita in modo frenetico la coda, se ha paura drizza il pelo.

Andando al di là degli aneddotti di vita quotidiana, alcuni scimpanzè ed altri primati sono in grado di utilizzare oltre cento parole del linguaggio americano dei segni, l’Ameslan, riuscendo a comunicare sia con gli uomini che tra membri della loro stessa comunità. I risultati di un recente studio portato avanti da un team di scienziati dell’ Emory University di Atalanta in Georgia, pubblicati su “American Scientist” nel 2008, sembrano far ipotizzare che l’uomo e lo scimpanzè abbiano in comune una regione cerebrale che sovrintende alla pianificazione ed alla produzione del linguaggio.

Forse una prima risposta alla domanda che si poneva Voltaire nel suo “Dizionario filosofico”, alla voce “Bestie”, è stata data: “Rispondimi, meccanicista, la natura ha disposto in quest’animale tutte le molle del sentimento, perchè non dovrebbe sentire?”.

Alice Ughi

Da un mio articolo pubblicato sul quotidiano on-line NewNotizie: http://www.newnotizie.it/2010/08/il-linguaggio-degli-scimpanze/

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